Quanto è potente un ricordo?
Quando la sveglia, la bolletta da pagare, il vicino di casa molesto e tutta la vita vorticosa che ci risucchia come un tornado si fermano, d’improvviso i ricordi diventano il luogo in cui tornare.
E loro calmano sempre
Oggi ho gli occhi pieni di passato
In queste strade che mi raccontano qualcosa in ogni angolo
Ho sfiorato la pelle sottile e candida di mia nonna, con il corpo fragile, la testa chissà dove e con il nodo alla gola ho ricordato il suo sorriso, la voce, i racconti e gli occhi a volte impauriti, arrabbiati, a volte felici e speranzosi.
Di chi la vita l’ha vissuta solo in salita
Ho accarezzato le bambole nella sala di mia zia, sempre più piccola.
Tutte in fila ordinate e pettinate, così come le ho lasciate forse 20 anni fa.
Lei che è stata la mamma di tre generazioni di bambini e che con la stessa instancabile voce ha cantato il valzer del moscerino al mio bambino.
Ho visto le porcellane scheggiate e riparate dal tempo.
L’odore che non cambia mai
L’angolo del mio primo bacio
Il pino nodoso che non ha più la sua panchina verde e che mi ha vista innamorare del padre dei miei figli
E le radici che si fanno spazio e se ne fregano del cemento
I ricordi sono un po’ come loro. Sono radici che se ne fregano del cemento
Perché nonostante tu voglia metterli a tacere per la vita che viene loro trovano sempre lo spazio per tornare.
E quelle tessere che credevi un tempo scomposte improvvisamente trovano un senso.
E oggi vado via un po’ più leggera di come sono tornata.
Con la testa piena di piccoli ricordi che se chiudo gli occhi, ovunque io sia, mi fanno sentire a casa.
Come queste bamboline qui. Sorridenti e immortali.