Il potere dei ricordi

Quanto è potente un ricordo?

Quando la sveglia, la bolletta da pagare, il vicino di casa molesto e tutta la vita vorticosa che ci risucchia come un tornado si fermano, d’improvviso i ricordi diventano il luogo in cui tornare.

E loro calmano sempre

Oggi ho gli occhi pieni di passato

In queste strade che mi raccontano qualcosa in ogni angolo

Ho sfiorato la pelle sottile e candida di mia nonna, con il corpo fragile, la testa chissà dove e con il nodo alla gola ho ricordato il suo sorriso, la voce, i racconti e gli occhi a volte impauriti, arrabbiati, a volte felici e speranzosi.

Di chi la vita l’ha vissuta solo in salita

Ho accarezzato le bambole nella sala di mia zia, sempre più piccola.

Tutte in fila ordinate e pettinate, così come le ho lasciate forse 20 anni fa.

Lei che è stata la mamma di tre generazioni di bambini e che con la stessa instancabile voce ha cantato il valzer del moscerino al mio bambino.

Ho visto le porcellane scheggiate e riparate dal tempo.

L’odore che non cambia mai

L’angolo del mio primo bacio

Il pino nodoso che non ha più la sua panchina verde e che mi ha vista innamorare del padre dei miei figli

E le radici che si fanno spazio e se ne fregano del cemento

I ricordi sono un po’ come loro. Sono radici che se ne fregano del cemento

Perché nonostante tu voglia metterli a tacere per la vita che viene loro trovano sempre lo spazio per tornare.

E quelle tessere che credevi un tempo scomposte improvvisamente trovano un senso.

E oggi vado via un po’ più leggera di come sono tornata.

Con la testa piena di piccoli ricordi che se chiudo gli occhi, ovunque io sia, mi fanno sentire a casa.

Come queste bamboline qui. Sorridenti e immortali.

C’è speranza per l’umanità?

C’è speranza per l’umanità ?

Ore 19.30 di un sabato tranquillo di ottobre
Supermercato pieno zeppo di gente, e voglia incontenibile di ciambella al cioccolato.
Andare o non andare ? Vince la ciambella
Mi carico le povere braccia di uova cacao e farina mentre uno scalcia nella pancia – forse in evidente calo di zuccheri- e l’altra scalpita per poter mangiare il suo ovetto kinder.
( i carrelli bassi finiti e gli euro anche )
Arrivo trafelata alla cassa dopo 5 minuti di caccia al tesoro per la nutella ( del marito )
Dicevo, arrivo trafelata alla casa, trafelata perché la bambina vuol scartare il suo ovetto kinder e la intrattengo con la storia del lupo e cappuccetto rosso.
Fila interminabile…
Io e un gentile 40enne dal carrello pieno stracolmo come per la vigilia di Natale arriviamo nello stesso momento- forse- mi guarda sottecchi, io continuo la mia storia di cappuccetto rosso mentre le braccia cominciano a cedere.
Penso alle uova, mi faccio forza!
L’inevitabile signora rompipalle fa perdere tempo con la storia dei punti della pentola a pressione, poi un’altro dimentica di pesare l’uva e un’altro ancora non trova la tessera punti.
Non è il sabato del villaggio, è il sabato degli sfigati e io giustamente faccio parte di quelli.
Arriva finalmente il mio turno- mio o del gentile signore sulla 40ina? Prima di noi solo un carrello mezzo pieno… roba da poco, vedo la luce in fondo al tunnel
Faccio il primo passo sperando di avere la precedenza, ed eccolo lì, col suo immancabile gilet griffato, il profumo che stordisce i sensi, e quel sorriso da cretino sulla faccia << scusi ma è il mio turno!>>.
Ecco, penso, non c’è speranza per il genere umano.
Nessuna pietà per una donna incinta visibilmente affannata con una bimba che scalpita il suo uovo kinder e le braccia tremolanti.. mi tiro indietro senza fiatare.
Ma come per magia, si perché a volte la gentilezza è un atto di magia, il signore davanti a me mi fa cenno di avanzare cedendomi il posto.
<< vada pure avanti, noi possiamo aspettare >>
Vorrei abbracciarlo!
Un babbo natale dalla barba bianca e gli occhialini bassi. Con la camicia a quadri e il portafogli sgualcito.
Sarà passato di qui in ricognizione prima di Natale.
Il 40 enne infighettato ha nascosto la testa abbronzata nel carrello e la gente ha bisbigliato soddisfatta, la stessa che fino a un secondo fa sbuffava perché Annìe iniziava a frignare..
In quel preciso istante ho pensato che c’è ancora speranza per l’umanità.
E che la gentilezza ci salverà, gentilezza verso la signora incinta, verso una pianta che non calpestiamo, verso gli intenti e le parole.
E me lo ha ricordato un vecchio barbuto dall odore stantio.
Sono andata via felice, Annìe un po’ meno, il suo uovo kinder è stato rubato dal lupo cattivo di cappuccetto rosso. Ecco lei nella gentilezza non ci ha creduto.

Settembre

📝🍁🍂Settembre ha il sapore delle promesse e mi piace proprio per questo.
Il mese del farò, cercherò, sarò e poi puntualmente (quasi sempre )non si fa mai
Settembre è una speranza
È verde anche se a tutti sembra arancio perché apre le porte delle possibilità
Ci vedo il sole e le energie positive lì dove tutti vedono nuvole e pioggia
Settembre ha l’intenzione del nuovo, dove i rami secchi che avvelenano le giornate non hanno più respiro e vanno via come castelli di sabbia
Settembre fa spazio a ciò che non fa più bene e che è destinato ad appassire
Settembre ha il sapore malinconico dei bikini riposti nell’armadio, della giacca di jeans sempre in macchina e della vellutata di zucca tra le ricette in cronologia.
Solletica, nei ricordi, il profumo dei libri nuovi, del grembiule lindo e di quella strana routine che preannuncia l’inverno che calma e rilassa i pensieri.
Per me è lentezza e respiro buono e succede proprio quando c’è n’è più bisogno
I bimbi diventano grandi.
Le maestre si armano di pazienza
Gli alberi, con la loro danza lenta, si preparano a dormire e il mare impetuoso inizia a dar spettacolo di se.
Qualcuno presto si farà sentire, mentre le forme tonde saranno più sfacciate
Settembre arriva puntuale e tutti se ne accorgono, è l’unico a non passare mai inosservato, e mentre ai più fa storcere il naso, io lo racconto.
Non si sa mai qualcuno cominci ad apprezzarlo.🍂🍁📝

Sono tornata! Settembre 2019 scrivevo così ….

L’inaspettato

19 settimane che ci sei, anzi 18 e un po’ a dir la verità.

Così piccolo e forte, ribelle e prepotente ti sei preso il tuo posto qui con noi, di diritto.

Solo adesso inizio a sentirti per davvero.

E ti sento in tutti i sensi in cui si può sentire un figlio

Sei arrivato contro ogni progetto e promessa, nel momento più buio e faticoso.

Hai capovolto tutte le aspettative e come un uragano hai spazzato via tutti i miei preconcetti, dimostrandomi che non è mai come si pensa.

Ho avuto paura di me stessa, ho pianto lacrime amare, ho provato colpa e vergogna e ho anche pensato che dietro tutto questo potessi non farcela.

E invece eccoti qui aggrappato a me come non mai.

Nessun segno, nessuna ribellione dentro di me

Il mio corpo ti ha accolto fregandosene della mia mente.

Tu crescevi e io combattevo i miei demoni

Sei l’ennesima lezione di vita che mi merito

I miei demoni adesso che ti sento per davvero si sono fatti piccoli piccoli davanti a così tanta bellezza

Dopo un lungo letargo inizio a risvegliarmi per davvero.

Sei l’uomo che forse aspettavo da tutta la vita

Una scommessa

Non sarà facile, lo so che non sarà facile, con me non lo è mai.

Ma ci sei e sei un miracolo anche tu

Mi spoglio quindi di ogni paura, e ti accolgo come non ho fatto ancora fin’ora.

Arriverai d’inverno, forse con la neve, che sia di giorno o con la luna, e ricomincieremo.

Quello che è stato non conta più…fatti forte piccolo mio. Ti aspettiamo

Ribelle

Ribelle, come un’improvvisa pioggia sfacciata in una giornata torrida di luglio

Quando, vicina allo scatto perfetto, ti copri la faccia

Senza paura, quando a piedi nudi rincorri un’ape e ti lasci capovolgere dal mare

Dolce, negli occhi e nei baci con le manine che ci stringono le guance

Allegra, mentre canti le tue canzoni mimandone le strofe

Sfacciata, con le chiappette al vento a rincorrerti sul prato

Bimba, mentre dormi, con quel profilo perfetto che ripercorro con le dita

Così mia da non capirne il confine, eppure già del mondo quando ti osservo così meravigliosamente diversa da me.

La principessa e la ranocchia

Ieri sera mi sono riconosciuta, ho risvegliato una parte di me assopita da tanto, forse troppo tempo.

I capelli arricciati con cura, la riga di eye-liner sottile, la terra sfumata sotto gli zigomi e la tinta rossa che seguiva, sinuosa, le curve delle labbra.

L’abitino rosso e il profumo dolce e femminile

Ho avuto paura, di andare. Come mi succede sempre d’altronde, di essere sorpresa alle spalle dalle mie ombre, proprio lì in mezzo alle mie amiche. Scaccio il pensiero. La maschera sapientemente dipinta mi ha cambiato i connotati e lo spirito

Si demonizzano le maschere eppure nessuno conosce appieno il loro potere

Io l’ho sperimentato ieri sera

Rinascere nuova o forse disseppellire la donna che da tempo nascondevo in fondo in fondo alle cose da fare, mi ha dato coraggio.

La bellezza ha vinto sulla paura

La bellezza che da sempre decanto, con le parole, che cerco, nelle persone, che trovo, nei piccoli gesti, quella maledetta bellezza è più potente di tutti i fantasmi.

Allenta la presa alla gola

Solleva il peso sul respiro

Rafforza le mie gambe

Per una sera, per poche ore, ho semplicemente dimenticato cosa sono diventata .

Le cicale, il fresco umido sotto i piedi, il vociare, le luci basse e il tintinnio dei bicchieri

Si è fatta mezzanotte e come una cenerentola moderna parcheggio la mia carrozza celeste e cerco le chiavi

In fondo alla borsa trovo anche un ciuccio e l’incantesimo finisce

Varco la soglia di casa, tolgo i tacchi e torno piccola piccola.

Dietro di me lascio la donna dormiente e profumata di vaniglia , col rossetto sbavato e i capelli arruffati dal vento

Stringo il ciuccio, levo il trucco, raccolgo i giochi e vado a letto.

Il tuo profumo riscalda la pelle fresca, ti bacio le guance morbide, ti accarezzo la manina.

Non ho più paura

Eppure non indosso neanche la maschera, andata via sui dischetti di cotone nello scarico del wc

Allora come far convivere queste due donne?

L’una è nell’altra e io me ne ero semplicemente dimenticata

Troppo impegnata a incastonarmi in regole e dettami

Tutte e due possono coesistere in una danza infinita di vaniglia e talco, di tinte labbra e manine sporche di gelato.

Stamattina sono quindi diversa, quella sensazione di bellezza mi accompagna ancora. Ho la scia di profumo nei capelli e mentre mi avvolgo con il lenzuolino dalle stelline colorate mi lascio addormentare.

Le 8.32

Ti vedo vicina nella penombra della stanza

Mancano pochi centimetri ormai alla fine del materasso e non so se sia l’ombra o se sei tu così grande

Potrei allontanarti dal mio letto, rimettere la sbarra e magari farti dormire da sola, ma convinco tutti dicendo che non sei pronta, che cerchi ancora la mia mano nella notte.

Convinco gli altri perché è ciò che voglio che sia, anche se so che non è così

Stai diventando grande e io non sono pronta

Non sono pronta alle tue prese di posizione, ai tuoi no, alle scarpine che provi a infilarti da sola, alla forchetta che impugni quasi per bene, a quando dici mezze frasi con plurali e femminili ben declinati

Eppure per me sei così piccola ancora, e lo rivedo nei capricci senza motivo che mi esasperano fino a perdere la pazienza !

Si definisce il carattere dicono … io penso che si stia ridefinendo il mio.

Mi sbatti in faccia ciò che non mi piace di me stessa e ci affrontiamo a muso duro fino a consumarci

Ed è a questo che non sono pronta.

Non sono pronta a una donna, la più importante della mia vita, che possa tenermi testa

Non sono pronta a vedermi nello specchio..laggiù in fondo, nel profondo

Non sono pronta nemmeno a dividere il mio amore, e il mio tempo, e il mio spazio e non sono pronta a un bel niente

E tutto oggi mi sembra insormontabile

Eppure tutto ‘e rimescolato, fuori controllo

Tu che cresci

Io che cambio

Noi che non siamo più le stesse

Sono io adesso la bambina insicura

e no, non sono decisamente pronta …

per fortuna allungo la mano e ci sei così piccola ad insegnarmi come funziona il mondo

Mi piace spazzolarti i capelli…

Mi piace spazzolarti i capelli

Districarti piano piano i nidi dei riccioli a tratti dorati

Lo faccio da quando avevi zero giorni

Ti ho accarezzato la testolina scura e appiccicosa tonda tonda

L’olio profumato e i batuffoli di cotone

La spazzola morbida

Mi piace spazzolarti perché in quei due minuti di strana quiete mi immagino la personcina che diventerai

Passano i giorni, crescono i capelli, si delinea il profilo e provo a immaginare come sarà

Prepararti per la scuola

Per il compleanno con le amiche chissà che vorrai indossare !

Fino a quando me lo lascerai fare ?

Arriverà un giorno in cui forse ( spero ) ti spazzolerò i capelli impregnati di profumo e mi racconterai le storie che ti sussurra il cuore

Non sarà necessario ma lo sarà per me

Cambieranno i bisogni e resteranno solo i nostri sogni che, in segreto da papà, ci racconteremo alla penombra di uno specchio macchiato

E sarai donna, e mi piacerà ritrovarmi nei tuoi tratti gentili

Mi piacerà sentirmi spazzolare i fili argentati quando le mie braccia non avranno più la forza di farlo

E rivedrò in quello specchio invecchiato, e macchiato come la mie mani, la donna che sarai diventata.

Rivedrò in quello specchio la mia vita che diventa infinita nelle tue mani perché con un figlio e così che si diventa, eterni.

E nella penombra di quella stanza, la storia si ripeterà, tu mi racconterai le tue speranze e io ti racconterò i miei ricordi.

Un giorno , forse

Sono sola a casa. La coperta bianca mi accarezza i piedi freddi. Ho la gola che graffia e la lacrima facile mentre rivedo vecchi video di mia figlia che nasce.

Sono una nostalgica. Sciocca e nostalgica direi.

Ho la casa in disordine, la pazienza ballerina e il tempo che vola. Eppure pagherei per rivivere ancora e ancora quegli attimi. Il dolore, il respiro corto, il battito dei nostri cuori insieme paralleli e distinti come due orologi che battono il secondo all’unisono, la notte calda, le mani nelle mani e il sudore sulla fronte. La fatica,la stanchezza e quella forza innaturale paragonabile alla magia.

La gente intorno mi dice che è il momento e in fondo so che ci stiamo arrivando ma per me non è affatto facile.

Sono sola, anzi lo siamo e non è tanto per dire ( come spesso sento dire in giro). Noi soli lo siamo per davvero.

Ci barcameniamo in una gestione familiare che a volte fa saltare i nervi.

Rincorriamo le scadenze, bramiamo attimi di pace sul wc, coccole sul divano o semplicemente un attimo di respiro e nel frattempo drizziamo le antenne pronti a scrutare la prossima influenza.

Si perché l’influenza è il peggio del peggio. E quando colpisce tutti e tre è la fine.

Fortuna c’è masha e orso e la spesa on- line

Dio benedica il signor findus e i suoi bastoncini e anche le zuppe di legumi preventivamente cotte e congelate nei tempi di grassa.

Madre degenere o semplicemente una che si arrangia.

Vorrei anche domani insomma. E lo vorrei altre 10 volte. Come mia nonna.

Ma la realtà non è quella dei libri dei sogni e dei vorrei.

E nessuno sa.

E nessuno capisce

Per cui sogno marisol o chi per lei o per lui.

E chissà se un giorno potrò emozionarmi ancora.

Intanto rivedo la mia piccola sul mio iPhone ..sporca di sangue e guscio d’uovo come lo chiamo io e rivedo la piccola me che nasce per la seconda volta, accanto all’ uomo migliore che potessi mai desiderare.

E si è fatto mezzogiorno. La fronte calda, il libro sulle ginocchia e quella voce che non sta mai zitta che fatico a far tacere.

Un po’ mi imbarazzo, ma c’è chi piange c’è chi disegna c’è chi parla ore a telefono e poi ci sono io che butto parole a caso e sto meglio:

Fine.

La lentezza

C’è bisogno di rallentare.

Di lasciare che le giornate scorrano da sole senza dover per forza incasellare tutto

Lì dove la penna scorre veloce in un block notes dalle righe fitte fitte con appuntamenti al millesimo di secondo che sgomitano per farsi spazio

Proprio in quelle righe li vuote le nostre gambe faticano a riposarsi e la mente a staccare

C’è bisogno di lentezza

Di coccole nel lettone

Di “ mangio quando voglio”

Di baci infiniti prima di dormire

E tu così piccola me lo insegni

Ti guardo giocare

Le manine calde, la guancia sporca di biscotto, un calzino messo per metà

Cerchi con calma di incastrare una stellina in un fiore… lo giri,lo rigiri, li guardi

Un’impresa epica

Dovremmo tutti avere quella pazienza

La stellina non prenderà mai il posto del quadrifoglio, non c’è L’ incastro ed è proprio così che devo fare

Non devo più cercare l’incastro perfetto

C’è bisogno di lentezza

Lascerò il piumone dalla lavanderia

E sistemerò forse “mai “ il cassetto dei trucchi

Ma intento ti guardo e te ne accorgi

Mi sorridi e accenni le fossette.

Mi porti la stella e mi prendi per mano

Vengo con te , perdiamoci nel tuo mondo