L’inaspettato

19 settimane che ci sei, anzi 18 e un po’ a dir la verità.

Così piccolo e forte, ribelle e prepotente ti sei preso il tuo posto qui con noi, di diritto.

Solo adesso inizio a sentirti per davvero.

E ti sento in tutti i sensi in cui si può sentire un figlio

Sei arrivato contro ogni progetto e promessa, nel momento più buio e faticoso.

Hai capovolto tutte le aspettative e come un uragano hai spazzato via tutti i miei preconcetti, dimostrandomi che non è mai come si pensa.

Ho avuto paura di me stessa, ho pianto lacrime amare, ho provato colpa e vergogna e ho anche pensato che dietro tutto questo potessi non farcela.

E invece eccoti qui aggrappato a me come non mai.

Nessun segno, nessuna ribellione dentro di me

Il mio corpo ti ha accolto fregandosene della mia mente.

Tu crescevi e io combattevo i miei demoni

Sei l’ennesima lezione di vita che mi merito

I miei demoni adesso che ti sento per davvero si sono fatti piccoli piccoli davanti a così tanta bellezza

Dopo un lungo letargo inizio a risvegliarmi per davvero.

Sei l’uomo che forse aspettavo da tutta la vita

Una scommessa

Non sarà facile, lo so che non sarà facile, con me non lo è mai.

Ma ci sei e sei un miracolo anche tu

Mi spoglio quindi di ogni paura, e ti accolgo come non ho fatto ancora fin’ora.

Arriverai d’inverno, forse con la neve, che sia di giorno o con la luna, e ricomincieremo.

Quello che è stato non conta più…fatti forte piccolo mio. Ti aspettiamo

Le 8.32

Ti vedo vicina nella penombra della stanza

Mancano pochi centimetri ormai alla fine del materasso e non so se sia l’ombra o se sei tu così grande

Potrei allontanarti dal mio letto, rimettere la sbarra e magari farti dormire da sola, ma convinco tutti dicendo che non sei pronta, che cerchi ancora la mia mano nella notte.

Convinco gli altri perché è ciò che voglio che sia, anche se so che non è così

Stai diventando grande e io non sono pronta

Non sono pronta alle tue prese di posizione, ai tuoi no, alle scarpine che provi a infilarti da sola, alla forchetta che impugni quasi per bene, a quando dici mezze frasi con plurali e femminili ben declinati

Eppure per me sei così piccola ancora, e lo rivedo nei capricci senza motivo che mi esasperano fino a perdere la pazienza !

Si definisce il carattere dicono … io penso che si stia ridefinendo il mio.

Mi sbatti in faccia ciò che non mi piace di me stessa e ci affrontiamo a muso duro fino a consumarci

Ed è a questo che non sono pronta.

Non sono pronta a una donna, la più importante della mia vita, che possa tenermi testa

Non sono pronta a vedermi nello specchio..laggiù in fondo, nel profondo

Non sono pronta nemmeno a dividere il mio amore, e il mio tempo, e il mio spazio e non sono pronta a un bel niente

E tutto oggi mi sembra insormontabile

Eppure tutto ‘e rimescolato, fuori controllo

Tu che cresci

Io che cambio

Noi che non siamo più le stesse

Sono io adesso la bambina insicura

e no, non sono decisamente pronta …

per fortuna allungo la mano e ci sei così piccola ad insegnarmi come funziona il mondo

Mi piace spazzolarti i capelli…

Mi piace spazzolarti i capelli

Districarti piano piano i nidi dei riccioli a tratti dorati

Lo faccio da quando avevi zero giorni

Ti ho accarezzato la testolina scura e appiccicosa tonda tonda

L’olio profumato e i batuffoli di cotone

La spazzola morbida

Mi piace spazzolarti perché in quei due minuti di strana quiete mi immagino la personcina che diventerai

Passano i giorni, crescono i capelli, si delinea il profilo e provo a immaginare come sarà

Prepararti per la scuola

Per il compleanno con le amiche chissà che vorrai indossare !

Fino a quando me lo lascerai fare ?

Arriverà un giorno in cui forse ( spero ) ti spazzolerò i capelli impregnati di profumo e mi racconterai le storie che ti sussurra il cuore

Non sarà necessario ma lo sarà per me

Cambieranno i bisogni e resteranno solo i nostri sogni che, in segreto da papà, ci racconteremo alla penombra di uno specchio macchiato

E sarai donna, e mi piacerà ritrovarmi nei tuoi tratti gentili

Mi piacerà sentirmi spazzolare i fili argentati quando le mie braccia non avranno più la forza di farlo

E rivedrò in quello specchio invecchiato, e macchiato come la mie mani, la donna che sarai diventata.

Rivedrò in quello specchio la mia vita che diventa infinita nelle tue mani perché con un figlio e così che si diventa, eterni.

E nella penombra di quella stanza, la storia si ripeterà, tu mi racconterai le tue speranze e io ti racconterò i miei ricordi.

Un giorno , forse

Sono sola a casa. La coperta bianca mi accarezza i piedi freddi. Ho la gola che graffia e la lacrima facile mentre rivedo vecchi video di mia figlia che nasce.

Sono una nostalgica. Sciocca e nostalgica direi.

Ho la casa in disordine, la pazienza ballerina e il tempo che vola. Eppure pagherei per rivivere ancora e ancora quegli attimi. Il dolore, il respiro corto, il battito dei nostri cuori insieme paralleli e distinti come due orologi che battono il secondo all’unisono, la notte calda, le mani nelle mani e il sudore sulla fronte. La fatica,la stanchezza e quella forza innaturale paragonabile alla magia.

La gente intorno mi dice che è il momento e in fondo so che ci stiamo arrivando ma per me non è affatto facile.

Sono sola, anzi lo siamo e non è tanto per dire ( come spesso sento dire in giro). Noi soli lo siamo per davvero.

Ci barcameniamo in una gestione familiare che a volte fa saltare i nervi.

Rincorriamo le scadenze, bramiamo attimi di pace sul wc, coccole sul divano o semplicemente un attimo di respiro e nel frattempo drizziamo le antenne pronti a scrutare la prossima influenza.

Si perché l’influenza è il peggio del peggio. E quando colpisce tutti e tre è la fine.

Fortuna c’è masha e orso e la spesa on- line

Dio benedica il signor findus e i suoi bastoncini e anche le zuppe di legumi preventivamente cotte e congelate nei tempi di grassa.

Madre degenere o semplicemente una che si arrangia.

Vorrei anche domani insomma. E lo vorrei altre 10 volte. Come mia nonna.

Ma la realtà non è quella dei libri dei sogni e dei vorrei.

E nessuno sa.

E nessuno capisce

Per cui sogno marisol o chi per lei o per lui.

E chissà se un giorno potrò emozionarmi ancora.

Intanto rivedo la mia piccola sul mio iPhone ..sporca di sangue e guscio d’uovo come lo chiamo io e rivedo la piccola me che nasce per la seconda volta, accanto all’ uomo migliore che potessi mai desiderare.

E si è fatto mezzogiorno. La fronte calda, il libro sulle ginocchia e quella voce che non sta mai zitta che fatico a far tacere.

Un po’ mi imbarazzo, ma c’è chi piange c’è chi disegna c’è chi parla ore a telefono e poi ci sono io che butto parole a caso e sto meglio:

Fine.

Confessioni strambe

Ci risiamo, un’altra sconfitta, un’altra volta che non vinco niente, neanche un terzo posto, niente di niente di niente. E tutto il sudore e tutto l’impegno e tutta la me che se na a puttane.

Credo di non meritare, credo seriamente che il mio destino sia stato scritto puntando sempre al terzo posto. Per quanto mi ci impegni non brillo mai. Ma forse non so brillare

Qualcuno dovrà pur essere mediocre

Da quando sono nata sono la seconda in tutto

Famiglia, asilo… anche scuola. Io sono quella dell’8 mai del 10.

Quella del ”brava”… ma tanto c’è una più brava di te.

Quella del 97 non 100… 97!!!!

Il destino dei secondi. Chi pensa a loro. C’è sempre una parola per i primi e per gli ultimi… ma i secondi ????

Questa Continua corsa a fare di più per avere di più, una sfida con il sangue con la me stessa perdente, il cuore che batte, la testa che pulsa, le notti insonni… tanto poi non cambia niente.

Allora quale è il senso ???

Forse non ce nè

Forse non è per me

Forse non è destino

Forse merito di essere solo qualcuno

Nessuno differenza

Conto per lei, la mia bambina e per lui, l’uomo che mi ama nonostante me.. e deve bastarmi.. solo questo deve bastarmi

Confessioni strane di una domenica di fine settembre.

La perdente

Non sono mai abbastanza. Fuori tempo e fuori spazio. Aspetto da una vita il mio turno, qualcuno che mi dica ” brava”, qualcuno a cui non dover dare ma solo ricevere, il risvolto della medaglia insomma. A me non arriva mai e credo che certe cose non siano destinate a me. Ringrazio Dio per cosa sono per dove sono e per quello che ho, lo ringrazio ogni giorno e sono felice certo. Però non brillo mai fuori dalla mia casa, sarò sempre e per sempre anonima. Mediamente carina, un po’ in carne e con i capelli mai a posto. Perennemente in ritardo. Sarò sempre la seconda di qualcuno. Sul lavoro, in famiglia e nella vita. E che non mi si dica che non mi impegno abbastanza perché NO NO NO, io mi impegno anche troppo forse. Questa rincorsa a voler compiacere sempre tutti, le rinunce, i sacrifici il dare dare dare dare smisurato, sempre aspettando…SI …il mio turno, perché spendersi così tanto ( diciamoci la verità )non piace a nessuno, e questo continuo abbassare la testa mi sta logorando. E basta. Quando arriverà il mio turno? Quando sarò tra i vincitori ? Forse per me ci sono altri progetti e devo semplicemente accettare e Restare nella zona grigia come succede da vent’anni e brillare di tanto in tanto solo ai compleanni.

Chi lo ha deciso ?

Guardando questa foto mi viene da pensare quando sono diventata grande.

Era ieri che mi sposavo, e ancora ieri la mia laurea e i weekend fuori porta.

Guardo questa foto e mi rivedo bambina. Come quando mia nonna mi copriva con la copertina di lana a quadretti colorati sul divano mentre fingevo di dormire. Di nascosto la osservavo sparecchiare e aspettavo quel momento come la coccola più bella del mondo.

Quando sono diventata grande?

Vorrei ancora mia mamma che mi prepara la colazione, e la sua mano sulla fronte quando avevo la febbre.

Papà che mi aspetta dall’uscita di scuola. E il suo buffetto sulla guancia.

Ma invece ora sono grande.

Dormo beata con la mia bambina di fianco e sembriamo quasi due amiche che sonnecchiano vicine. La vedo grande e mi rivedo piccola.

Non sono pronta per essere grande eppure sono mamma e moglie e donna e fatico e incasellarmi ogni volta in uno di questi ruoli.

Solo solo me. Meno bella e più cosciente. Con tanta voglia di scrivere, leggere e viaggiare. Di scoprire e meravigliarsi ancora,che combatte con l’orologio frettoloso che corre senza aspettare.

Non mi piacciono i ruoli eppure tutto intorno mi riporta a quel “ non si può più”.

Ma chi lo ha deciso?

Con lei sono più stanca, è vero. A volte alzo gli occhi al cielo per non esplodere. Respiro profondamente ogni qual volta si infila in bocca qualcosa che non deve, per ogni disastro, per ogni giornata storta e per tutte le cose arretrate. Le bollette, le scadenze e il mio sonno.

Ma chi ha deciso che non si può essere più quel che si era? La maternità è un duro lavoro. Toglie tanto regalandoti la bellezza di un sentimento potente e puro. Lei è la forza motrice delle mie giornate ed è con lei che vorrei essere quella che sono sempre stata. Farnetico un po’ forse.

Quel ma- ma-ma mi riporta sulla terra. Eccola lì che mi gioca accanto. Con una scodella e un imbuto. E come nella foto sembriamo due amiche dalla stessa pelle che giocano a far le grandi. Tu con il tuo imbuto e io con le mie parole .

Venuta al mondo ..

Me la ricordo bene quella mattina , calda ma non troppo, di un fine maggio pieno di vita . La notte era passata stranamente serena , avevo dormito come non mai negli ultimi tempi e tu ti facevi attendere già da un po’. Ormai non ci speravo più, anzi un po’ mi lusingava l’idea che non volessi lasciarmi, che ti piacesse stare con me e dentro di me. Il tuo papà era da poco andato via e come di consueto il letto vuoto e l’odore forte del suo profumo nella stanza, mi aveva risvegliata . In ogni mio buongiorno mi aspettavo il tuo , timido e piacevole . Era il 31 di maggio, un piccolo fruscio mi ha accarezzato da dentro,un fiume caldo e dolce ha risvegliato la pelle intorpidita .Era il tuo speciale buongiorno, il tuo ” ci siamo mamma “. Non ho avuto paura nemmeno per un secondo, con gli occhi stropicciati di sonno , mi sono tirata su dal letto un po’ incredula e ho chiamato :<< ci siamo , torna a casa >> ho detto subito al telefono senza buongiorno e senza giri di parole . << dai fra non scherzare , sono quasi arrivato a lavoro >>incalzava il tuo papà  , credendo in uno dei soliti scherzi che ultimamene ci facevamo . Questa volta però lo scherzetto lo facevi tu a noi, a un giorno dall’induzione farmacologia ti sei ribellata e hai deciso di arrivare da sola . Pochi minuti dopo eravamo insieme. Vicini , increduli  e felici . Il nostro viaggio stava per iniziare . Le contrazioni come onde leggere iniziavano a farsi vive e proprio come una barca in mezzo al mare le accoglievo . Nella mente riecheggiavano le parole delle ostetriche , dei libri letti e delle mamme che prima di me avevano affrontato questo meraviglioso viaggio . Accoglievo ogni contrazione come un onda . Non ero sola, non era dolore, era solo la strada da fare per arrivare a te . Come una salita montuosa , con i crampi ai polpacci e il fiatone, per cogliere la più preziosa delle stelle . La mattinata scorreva veloce e con essa le chiamate, le visite , i macchinari attaccati alla pancia mi dicevano che lavoravi bene e il tuo cuoricino veloce veloce mi rassicurava . Più ti avvicinavi più le onde erano forti ed impetuose . Un’angelo di nome Chiara fattasi mezzanotte mi ha accompagnato in sala parto. Nessuna stanza asettica ad attendermi , ma una calda stanza verde e azzurra con luci soffuse e musica attendeva come un porto la nave con il suo carico d’oro. Io il forziere, tu il mio tesoro . Ricordo bene la notte di dolore , la luna piena filtrava timida i suoi raggi e con il tuo papà contavamo i minuti e le ore che ci separavano. Gli occhi negli occhi . Le mani che sudate stringevano le mie. I ” sei forte ” sussurrati all’orecchio . L’alba mi ha risvegliato dal torpore che i farmaci mi avevano indotto , e grazie ai quali avevo riposato occhi e corpo . La medicina aveva fatto il suo lavoro , ti sentivo arrivare, con fitte constanti ma assopite. Alle 5 del mattino , raccolte le ultime forze che mi rimanevano , è iniziata la vera salita . Ho riscoperto una forza che non credevo di avere , una forza che mi cresceva violenta dentro e che mi permetteva di portarti alla luce . Preziose le mani della levatrice , gli sguardi e gli incoraggiamenti . Tutto mi portava a te . Anche la musica di sottofondo. Alle 7,18 del 1 giugno sei così arrivata, nel più naturale dei modi . La forza ancestrale di una mamma che da alla luce il frutto del suo amore . Gli occhi rossi di tuo padre non trattenevano le lacrime di gioia. Eri tra di noi e con noi. Il nostro piccolo miracolo!  Con il sorgere del nuovo giorno sei arrivata a dare nuova luce alle nostre vite e con te siamo rinati noi. Dolci le tue lacrime , e melodiosa la tua voce rotta dal pianto , ti hanno poggiata su di me , calda e umida e mi hai riconosciuta attaccandoti al seno . Così piccola ma così forte . Il mondo si è fermato per noi tre . Nessuno intorno . Solo la nostra famiglia . Non so se sarò in grado di raccontarti il tuo arrivo quando sarai grande, così lo scrivo , di modo che sia eterno. Te lo leggerò quando ti vorrai addormentare . Sei arrivata a inizio estate , quando il sole è ancora timido e come un uragano ci hai cambiato il battito del cuore .

A volte ritornano…

Eccomi tornata , un po’ di mesi di assenza , un po’ di mesi in cui è cambiato tutto. La maternità ha placato per un po’ la mia musa ispiratrice e anzi adesso che l’idillio della pancia è finito ho una musa vera … in carne e ossa a riempire le mie giornate. Non so che piega prenderà il mio blog. Se d’amore maternità o chissà che … per ora sono tornata . Di libri e recensioni credo che si dovrà attendere un po’ .. ma di pannolini e creme bimbi sono super preparata . Qualche riflessione e spunto è già in cantiere , vediamo che ne verrà fuori. 

A presto Franci